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...Apsyrtides, origini mitologiche di isole sognanti...
Per la prima volta a Lussino: conoscerla è amarla. |
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Mitologia |
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5 agosto 2002.
Il mito degli Argonauti per la nascita
dell'arcipelago di Cherso e Lussino? E' pur sempre affascinante
sognare di miti ed epici eroi.
L'approccio alle isole croate di Cherso-Lussino, mi piace
parta da lontano,
quasi un avventuroso viaggio nel mare dei secoli andati, prima dell'approdo alle baie
turistiche d'oggi.
Apsyrtides, l'antico nome di queste isole è legato alla leggenda
dell'eroe mitologico Apsyrto, ucciso dalla sorella Medea.
Il re della Colchide possedeva il prezioso vello d'oro L'ardito e
astuto Giasone, aiutato da Medea, di lui innamorata e figlia
del re, riuscì ad impossessarsene ed a fuggire con la nave Argo e i
compagni Argonauti.
Il figlio del re, Apsyrte, partì con la sua nave all'inseguimento di
Giasone e dopo un lungo viaggio raggiunse la nave Argo.
Ma venne aggirato dalla sorella Medea che lo convinse a negoziare
con Giasone, che infine lo uccise a tradimento.
Medea tagliò quindi in pezzi il corpo del fratello gettandoli in
mare.
Da queste membra dilaniate nacquero le isole di Apsyrte: le
Apsyrtides. |
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Il bronzo
di Lussino è greco:
ed è opera di Lisippo |
Quasi un riscatto dell'antico mito, in ogni caso un ritorno
all'antica presenza greca: i pezzi del corpo di Apsyrte
nell'immaginario si sono
materializzati in isole, ma dal fondo del mare nella realtà vengono recuperati,
solo 3 anni fa e dopo venti secoli, pezzi di un altro corpo in
bronzo: Apoksiomen!
Primavera del 1999: nelle acque di Lussino viene infatti ritrovato
uno dei più importanti reperti mondiali
dell'antichità, una statua bronzea che rappresenta un atleta in
grandezza naturale: "Apoksiomen", opera originale dello scultore
greco Lisippo del IV secolo a.C. (Una copia della statua è esposta nella
galleria della
torre veneziana a Lussingrande). |
Dopo
lunghi studi, gli esperti archeologi croati sono giunti alla
conclusione della conferma dell'origine greca della scultura. Le analisi hanno
sciolto definitivamente gli interrogativi legati all’opera che raffigura un
atleta che, con l’ausilio del raschietto, si toglie di dosso la
polvere e l’olio con cui si era unto prima della gara. Una scoperta
eccezionale, confermata lo scorso anno da Ferdinand Meder, direttore
dell’Istituto di restauro di Zagabria, dove alla statua è stato
restituito l'originario splendore
«Si pensava da principio che
si trattasse della copia romana di una scultura ellenica –
aveva puntualizzato Meder – e invece le analisi hanno dimostrato senza ombra di
equivoco che abbiamo un’opera originale. Da quanto so, in tutto il
Mediterraneo sono venute alla luce soltanto sei statue di questo
genere. Un rinvenimento d’importanza storica, quello lussignano, a
prescindere dell’autore della statua».
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Dopo
lunghi studi, gli esperti archeologi croati sono giunti alla
conclusione della conferma dell'origine greca della scultura. Le analisi hanno
sciolto definitivamente gli interrogativi legati all’opera che raffigura un
atleta che, con l’ausilio del raschietto, si toglie di dosso la
polvere e l’olio con cui si era unto prima della gara. Una scoperta
eccezionale, confermata lo scorso anno da Ferdinand Meder, direttore
dell’Istituto di restauro di Zagabria, dove alla statua è stato
restituito l'originario splendore
«Si pensava da principio che
si trattasse della copia romana di una scultura ellenica –
aveva puntualizzato Meder – e invece le analisi hanno
dimostrato senza ombra di equivoco che abbiamo
un’opera originale. Da quanto so, in tutto il Mediterraneo
sono venute alla luce soltanto sei statue di questo genere. Un
rinvenimento d’importanza storica, quello lussignano, a
prescindere dell’autore della statua».
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Si suppone che l’opera sia stata firmata dal celebre
Lisippo, vissuto nel quarto secolo avanti Cristo, il maggiore
scultore del periodo di passaggio dall’arte classica a
quella ellenistica. Giuliano Tordi,
restauratore del Laboratorio opificio delle pietre dure di Firenze,
che collabora al recupero della scultura, ne è quasi certo. «È una scultura
greca e lo attestano la tecnica di costruzione e la forma. Gli
ellenici non facevano mai le copie delle loro sculture e dunque
quanto rinvenuto nelle acque quarnerine è un’opera originale.
secondo me dovrebbe trattarsi di una statua approntata da Lisippo».
Il paziente lavoro dei restauratori sta dando i frutti desiderati
sul bronzo rimasto per
circa venti secoli sul fondale marino, a 44 metri di profondità. Si
presume che a
restauro completato, la statua verrà esposta per un
certo tempo ad Atene assieme alle uniche cinque sculture bronzee di
autori greci conservate fino ad oggi. Il Bronzo di Lussino troverà
infine definitiva ospitalità a Lussinpiccolo (Mali Lŏsinj).
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Dai conquistatori ai
velieri... |
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Le origini di
Lussinpiccolo ci riportano al XII secolo quando sull'isola di Lussino
giunsero 12 famiglie croate che si stabilirono
nella baia di San Martino. Questi primi abitanti, allevatori e agricoltori,
si dedicarono naturalmente alla pesca,
alla marineria e alla costruzione navale insediandosi anche in altri
centri lungo le coste isolane.
Su Lussino è corsa la storia scritta dal passaggio e dalla conquista
da parte di Roma, della Serenissima, di Napoleone,
dell'Italia. Alla fine del secondo conflitto mondiale il
territorio diviene croato.
Nei più antichi paesi delle isole (Lubenice, Ossero, Beli)
si conservano le maggiori tracce di questa
storia di oltre 4000 anni. Ossero già nel IX secolo
era il centro diocesano.
Il mare fu vita e porta sul mondo per i lussignani,
intraprendenti e coraggiosi, che iniziarono alla fine del XVIII
secolo a conoscere gli anni migliori.
Nacquero cantieri navali, squeri, scuola nautica e osservatori
astronomico e metereologico, mentre i velieri di Lussino solcarono
gli oceani, guidati da valenti marinai. Gli armatori lussignani
erano proprietari nel 1879 di 170 grandi mercantili e velieri e Mali
Lŏsinj era all'epoca il secondo porto sull'Adriatico dopo Trieste
per le tonnellate registrate mentre i suoi marinai erano ormai
considerati i migliori del Mediterraneo.
Con
il passaggio alle navi a vapore, il destino dei velieri era
ormai segnato così come la vita di Lussino, ma stava per aprirsi una
nuova pagina legata alla particolare salubrità climatica dell'isola.
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L'isola
di Lussino è parte integrante dell' arcipelago di Cherso-Lussino, il più grande gruppo di isole
croate dell'Adriatico.
All'arcipelago appartengono le isole di Lussino, Unije, Ilovik,
Susak, Vele e Male Srakane, più altre 30 isole, isolotti e scogli.
Lussinpiccolo (Mali Lŏsinj) è situato nel golfo di Augusta, la più grande
insenatura dell'isola, e con i suoi 6500 abitanti è il
più grande centro abitato delle isole adriatiche. |
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(l'insenatura e il porto di
Lussinpiccolo - Mali Lŏsinj)
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(passeggiata da Suncana uvala
a Cikat) |
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La nuova storia
di Lussino inizia alla fine del XIX secolo con il turismo
d'élite costituito dall'alta società, soprattutto asburgica.
Viene proclamato, nel lontano 1892, luogo di
cura climatico (particolarmente per le malattie respiratorie e
allergie), con decreto del Ministero della sanità della
monarchia Austro-ungarica.
L'isola diviene così una stazione climatica d'importanza
internazionale per la dolcezza del clima e l'aria balsamica,
connubio di ombrose pinete e brezza marina.
Nel 1866 nasce la società turistica e l'istituto per la cura
delle vie respiratorie. Sorgono il primo albergo, il Vindabona
(nome romano della città di Vienna) nel 1887, e lussuose ville
nelle baie più suggestive come quella di Cikat.
La ricca vegetazione viene ulteriormente arricchita con pini
d'Aleppo e piante esotiche.
In tutto l'arcipelago di Cherso-Lussino esistono circa 1500
specie vegetali, un numero superiore a quello delle specie esistenti
nelle isole britanniche.
Di queste, 939 sono autoctone e 230 sono considerate erbe
medicinali
La pineta di Cikat è stata piantata verso la fine del
XIX sec. dal professore Ambroz Haracic, del celebre Istituto nautico
di Lussino. 80 specie di piante esotiche sono state importate da
capitani e marinai lussignani che le hanno piantate nei
giardini delle proprie case.
Sull'isola si trovano piante che solitamente appartengono alla
flora della Dalmazia meridionale o della Sicilia come le
agavi, cactus messicani, palme, magnolie, pistacchio, mirto,
mimosa, fichi d'india, limoni, arance e mandarini (importati
dal Vietnam a Palermo ed in seguito a Lussino)
Un grande lago d'acqua dolce, il Vrana (con un'area 5 km2 e
una profondità di 74 m
) fornisce l' acqua potabile a tutti i paesi dell' isola. Si tratta
di un fenomeno naturale unico. Nonostante le ripetute ricerche
scientifiche nessuno è stato in grado di spiegare come tanta acqua possa
trovarsi in
un'area arida di conformazione carsica. |
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Le fitte
pinete che circondano Mali e Veli Lŏsinj sono una
preziosa cintura verde che protegge i paesi e il porto
dalla bora. L'area di Cikat con la sua fitta pineta, è
divenuta parco naturale. |
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La
vegetazione sull'isola è rigogliosa in ogni stagione ma
raggiunge l'apice della bellezza nei mesi da marzo a
maggio con la fioritura della maggior parte delle piante
che diffondono nell'aria gli aromi. Secondo
ricerche del professor A. Haračić lo stato della
vegetazione migliora il clima.
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Sono 2580
in un anno le ore di sole a Lussino (come a Palermo).
(Per inciso la statistica non è stata rispettata
in questa mia vacanza: le grosse perturbazioni che
hanno portato inondazioni in Europa, hanno lambito
queste isole con pioggia e mare mosso; per fortuna una
giornata di sole e di mare calmo mi ha permesso di
riprendere queste immagini).
La
temperatura scende sotto lo zero 2 volte all'anno, e la nebbia si
nota solo tre giorni. La temperatura sale raramente sopra i 30ºC , e
le fitte pinete e il maestrale rendono gradevoli i pomeriggi estivi. |
Su alcuni paesi.... |
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Lussinpiccolo:
Mali Lŏsinj, è il vero cuore pulsante della vita
dell'arcipelago, appoggiato nella baia riparata dalla
bora, con le case e le viuzze lastricate in pietra che
si arrampicano sulle colline circostanti.
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Ho
visto il porto con un incredibile numero di
imbarcazioni; sul molo e nella piazza una moltitudine di gente
proveniente da ogni parte del mondo, si accalcava passeggiando
in un vero "struscio" e affollando i numerosi locali
sulla riva.
Nella foto un concerto di musica latina nei pressi del molo
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La chiesa
parrocchiale della Natività del 1696-1775, a tre navate, che
conserva reliquie di San Romualdo, domina, col suo campanile
in pietra bianca, il paesaggio di Lussinpiccolo. |
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Giovanissimi
ballerini del Gruppo folkloristico "Manfrina" , con i costumi
originali di Lussino. |
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Lussingrande:
Veli Lŏsinj, in realtà oggi è la Lussino "piccola".
Un tempo Lussingrande ("Grande Villaggio) era
chiaramente più grande di Lussinpiccolo, ma quest'ultima
nel XX secolo ebbe maggiore sviluppo. Rimangono i
segni dell'antica supremazia di Veli Lŏsinj nelle
strette viuzze di pietra, dove si affacciano cortili e
giardini delle ville sfarzose di antichi proprietari di
navi, capitani o altri benestanti. In questi giardini
vegetano 80 specie botaniche importate dai marinai, ed
anche nel parco cittadino (in passato residenza
dell'arciduca Karl Stephan) si contano più di 200
specie.
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Per le stradine
in pietra di Lussingrande, fra giardini di grandi ville, in
compagnia di una cara signora conosciuta qui: Antonia,
80 anni, che mi ha accompagnato a visitare Lussingrande.
Qui rientriamo dal porticciolo di Rovenska. Su questo piccolo
molo, per una vita, attraccava la barca del marito, pescatore
e da poco tempo scomparso. |

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Rovenska: nella piccola insenatura un frangionde fu costruito
nel 1856 a protezione dalle raffiche della bora con la posa
della prima pietra da parte dell'arciduca Massimiliano
d'Asburgo. E' il porticciolo dei pescatori di Lussingrande
dove si respira ancora la semplice atmosfera degli uomini che
hanno dedicato la vita al mare. |
Il campanile, curiosamente basso della Chiesa parrocchiale di
San Antonio Eremita, costruita attorno al 1480, che presenta
attualmente lo stile barocco settecentesco veneto, come tutte
le chiese dell'isola. Racchiude numerosi pezzi d'arte e
l'organo dei costruttori Callida e Vivarini; la Vergine con il
bambino e i santi e le reliquie di San Gregorio. |

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L'antica,
semplice chiesetta del piccolo cimitero sul mare di
Lussingrande. |

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Ossero:
Osor, antica, piccola città museo totalmente in pietra
dell'XI secolo. Qui i Romani decisero il taglio del
breve canale (50 metri) che ora divide Cherso da
Lussino.
Ad Osor, molto nota per le Serate Musicali che ogni
estate si tengono fin dal 1976, c'è un piccolo museo
cittadino nell'edificio dell'antico municipio del XV
secolo con fondamenta paleocristiane.
Reperti di necropoli nel colle sovrastante il porto;
nell'antico vescovado un museo di arte sacra, e un bel
mosaico nella chiesa di S. Maria al cimitero con
battistero esagonale del V-VI secolo.
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(La piazzetta della
cattedrale dall'ingresso dell'antico edificio attuale
sede del museo) |
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La cattedrale di
Osor fu costruita fra il 1463 e il 1498:
L'attuale altare principale in stile barocco conserva reliquie
di San Gaudenzio, patrono e vescovo di Ossero (secondo
la tradizione fu per merito di questo vescovo se nell'isola
non esistono rettili velenosi, da lui scacciati). |
Antica
chiesetta adiacente la cattedrale |
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Delfini |
Speravo
proprio di poterli vedere, ma le condizioni metereologiche di
questi giorni non mi hanno permesso di andare in mare per tentare di
avvistarli. Un'amico, in navigazione verso Lussino li ha incontrati:
a lungo hanno nuotato affiancati all'imbarcazione.
Perché parlare di delfini? Il delfino è diventato simbolo di
Lussino.
Nelle sue acque
vive infatti l'ultimo grande gruppo dei
delfini buoni (tursiops truncatus) dell' Adriatico
settentrionale, uno dei più studiati del Mediterraneo.
Si tratta di circa 150 individui, oggetti di studio dal 1987
dell'equipe dell'Istituto di ricerche Tethys che li ha identificati
grazie ai segni particolari, cicatrici o pinne di ciascun delfino.
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La situazione di
pericolo che corrono per svariate cause i delfini in tutto il
mondo , nonostante la resistenza e l'adattabilità di questa
specie di cetacei, ha spinto ad intraprendere un
piano per la protezione dell'arcipelago di Cherso-Lussino con
la proposta di fondare una riserva marina per i delfini (dal
17 maggio 1995 in Croazia tutti i mammiferi marini sono
protetti per legge) e l'interessante iniziativa di adozione.
Perché e come si adotta un delfino?
Partecipando all'adozione di un delfino, che costa 200 kune
all'anno (informazioni presso "Plavi svijet" tel. 051/236256)
si contribuisce alle attività di ricerca e di educazione
aiutando a proteggere i delfini e l'habitat, ora purissimo,
nel quale vivono.
I contributi servono anche alla sensibilizzazione a livello
locale di Lussino (Giornata dei Delfini a Lussingrande il
primo sabato di agosto di ogni anno) ed internazionale.
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Chi adotta un
delfino riceve la maglietta, il certificato di adozione, la
guida sui delfini di Cherso e Lussino, la foto del delfino
scelto e la sua biografia e l'opuscolo informativo di "Plavi
svijet"
Per
conoscere a fondo i delfini di Lussino visitate il
sito:
http://www.island-losinj.com/dolphins/
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12 agosto 2002.
A malincuore saluto Lussino, le silenziose profumate pinete,
il mare purissimo e la vita sotto le sue onde.
A malincuore perché temo che il turismo di massa prima o poi
possa cambiare radicalmente l'habitat di questo piccolo
paradiso dell'Adriatico, se non ci sarà un'intelligente
politica di protezione e salvaguardia ad operare
adeguatamente.
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(Annamaria
Bianchi) |
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L'ultimo saluto di
Lussino dalla giovane e dolce Goranka che ringrazio ancora! |
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fai un altro viaggio |
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